Vedo i tuoi disegni e non li vedo…”
Shantidas, vedo i tuoi disegni ma non li vedo, poiché è te che vedo, maestro amato dal cuore grande. Amo i tuoi grandi alberi, non per il disegno, ma grazie alla tua mano che a lungo li ha accarezzati.
Spesso mi domando cosa avresti pensato tu di questo fatto o di quello, di questa persona o di quella, e mi rendo conto che ho ormai la stessa età che avevi tu con la tua lunga barba bianca. So che devo rispondere io stesso, ma vorrei tanto sapere cosa il tuo grande cuore limpido ti avrebbe fatto dire.
Non ti ho mai conosciuto direttamente, ma il tuo essere mi manca sempre e sempre di più. Prega per tutti noi, padre amato dell’Arca, dal tuo cielo di luce, di pace e di gioia, perché da noi è quasi notte. Abbraccio quelle mani di cui dicevi:
Homme qui n’as pas vu mon visage de vie,
Connais mon vrai regard à travers ces mots-ci,
Ma stature et mon pas, mon souffle aussi,
Et l’exacte chaleur de mes deux mains amies. (Le Chiffre des Choses, Liminaire)
(Uomo che non hai visto il mio viso in vita, conosci il mio vero sguardo in queste parole, la mia statura e il mio passo, anche il mio respiro, e l’esatto calore delle mie due mani amiche)