Una luce nel buio
Dare un titolo a questa testimonianza non è stato facile. Ho esitato fra “una risposta a una ricerca di senso” e “una luce nel buio”. Ho scelto poi quest’ultimo, forse perché è più forte, e più significativo di quanto ho vissuto.
Nel 1974…avevo allora 20 anni ed ero molto scosso dalle violenze mondiali, soprattutto la guerra in Viet-Nam che non finiva mai, ma anche l’invasione dei sovietici in Cecoslovacchia nel 1968. Stavo male per tutta quella gente. Quell’anno avevo iniziato degli studi all’Istituto ‘des Art de Diffusion’ a Bruxelles, e un mio collega, Jean-Pierre Meurisse, mi prestò un libro che lo aveva molto colpito e che lo aveva convinto a partire per un soggiorno in una comunità di non-violenti da qualche parte nel sud della Francia. Divorai a mia volta quel libro; si trattava di Principes et préceptes du retour à l’évidence (Principi e precetti per un ritorno all’evidenza), scritto da un certo Lanza del Vasto, a cui Gandhi aveva dato il nome di Shantidas, Servitore di Pace, nel 1937.
Convinto da questa lettura, accompagnai Jean-Pierre nell’estate del 1974 a la Flayssière, dove, durante una settimana, imparammo cosa è la non-violenza, non solo da un punto di vista teorico, grazie agli incontri e alle testimonianze dei Compagni e Compagne della comunità, ma anche ciò che questa implicava nella vita di tutti i giorni. È lì che incontrai per la prima volta Shantidas, un uomo che mi ha lasciato l’impressione di un carattere duro come la roccia, scolpito nei principi che aveva adottato, molto persuasivo…Ma non era però indispensabile che ci fosse qualcuno della sua tempra a pilotare la barca chiamata Arca ? Anche un’altra personalità mi aveva colpito: il poeta e vasaio Arnaud de Mareuil, che mi iniziò alla meditazione..
L’anno seguente, tornai per uno stage di 15 giorni a La Borie-Noble. È a quel momento che ho potuto vivere nel quotidiano l’impegno nella via della non-violenza, non solamente in quanto modo di risolvere i conflitti, ma anche nella sua applicazione nell’educazione e nell’insegnamento ai bambini, così come nel campo dell’agricoltura (biologica), ecc… Seppi anche che la Comunità era impegnata fortemente nel Larzac e presente in altre lotte non-violente.
Con Shantidas, qualche altro compagno e alcuni di noi in stage, abbiamo manifestato in città per sostenere tre obiettori di coscienza che erano stati arrestati. Ho conosciuto un anziano generale riconvertito alla non-violenza, Jacques de la Bollardière. Ed è anche grazie all’Arca che la mia fede si è riaffermata (o sviluppata), particolarmente in una serata di preghiera nel contesto del rinnovamento carismatico.
Nel 1977, sono tornato a la Flayssière con degli amici. Rientrando verso il Belgio, il 30 luglio, siamo passati dai manifestanti di Creys-Malville. L’indomani abbiamo appreso la morte di uno dei manifestanti, Michel Michalon. È anche nel 1977 che ho rivisto per l’ultima volta Shantidas, che era venuto ad appoggiare la nascita di una piccola comunità nelle Ardenne belghe, dissoltasi poi alcuni anni più tardi.
E oggi ? Dopo oltre 40 anni, posso attestare che questa esperienza, quest’insegnamento e i miei incontri con Shantidas e gli altri compagni e compagne sono stati all’origine di scelte importanti nella mia vita: membro degli “amici dell’Arca” per molti anni, obiettore di coscienza, impegnato nell’ecologia politica in particolare. Devo concludere questa mia testimonianza ma certamente non ho smesso di occuparmi e vivere la non-violenza e la forza di verità che la anima.