L’Arche avait pour voilure une vigne (L’Arca aveva una vigna per vela)

Storia e statuti di questa comunità originale votata alla nonviolenza, al lavoro manuale e alla vita spirituale. Gli inizi furono, possiamo dire, laboriosi. “L’apprendista patriarca” faticò a tenere insieme i suoi primi compagni e compagne. Ma da Tournier a Tourettes-sur-loup, poi a Bollène e infine a la Borie-Noble, la comunità si strutturò e conobbe un grande sviluppo, dando una testimonianza unica di “vita filosofica” e partecipando a molte azioni per la giustizia e per la pace. Con forme rinnovate, essa continua ancora  oggi la sua missione.

Presentazione
Nel 1937, nel giorno di San Giovanni (24 giugno), mentre si trovava dalle parti delle sorgenti del Gange, in India, Lanza del Vasto sente di essere chiamato a creare delle comunità nonviolente in Occidente. Alla morte di Gandhi, il 30 gennaio 1948, con alcuni compagni inizia quest’avventura. Lanza ne tratteggia in quel momento le principali direzioni: alla radice viene posta la ricerca spirituale: esercizi corporali, meditazione, preghiera, radicamento nella propria tradizione religiosa e dialogo interreligioso. Sul piano materiale, l’essenziale delle necessità viene assicurato dal lavoro delle mani, sia rurale che artigianale.
Ma l’Arca non nasce per un ripiegamento pauroso su se stessi, e i compagni furono sollecitati a prendere parte ad alcune lotte nonviolente, la prima delle quali fu quella legata alla questione delle torture durante la guerra di Algeria. Le comunità sono anche aperte all’ospitalità.
Alla luce dell’esperienza, per quelli che vi passano così come per quelli che vi rimangono, le comunità si rivelano essere scuole in cui ognuno impara a conoscersi e a donarsi. Alcuni termini per esprimere ciò che vi si esperimenta: non-violenza, conversione, coerenza, unità di vita… ma, al di là delle parole, la propria vita si trasforma.