Una esplorazione dell’animo umano in quello che ha di più oscuro, senza tuttavia mai cedere né al cinismo, né al moralismo. Giacché il traditore (Giuda) o l’assassino (Gilles de Rais), pur essendo delle figure del male, sono pure dei riflessi di ognuno di noi.
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Più ancora del teatro, la narrazione costituisce per Lanza del Vasto un genere letterario adatto all’esplorazione degli aspetti problematici, quando non tortuosi, della condizione umana. I due scritti maggiori di questo genere sono precisamente Giuda, del 1938, e Gilles de Rais, pubblicato nel 2001. Presentano due personaggi piuttosto tetri e abitati dal male.
Ciò detto, l’autore non cade mai nel dualismo morale che respingerebbe questi personaggi come puramente malefici. Con molta finezza Lanza riesce a farli amare dal lettore e a condurre quest’ultimo a riconoscersi in loro. “Giuda sono io” scrive nella prefazione all’omonimo libro. In altri termini, il traditore è in ognuno di noi.
Il libro avrà dunque per il suo antieroe una paradossale benevolenza, dovuta a un gioco di specchio. Se il traditore sono io, perlomeno in fieri, non posso odiarlo del tutto. Devo capire per quale vie il male si è introdotto in lui e potrebbe dunque introdursi in me. Devo pure capire che il male non è la pura antitesi del bene, ma la sua caricatura e la sua deviazione, giacché il male, anche il peggiore, si compie sempre in nome di un qualche bene e ne conserva i riflessi.
In questi meandri dell’animo umano, su questi pericolosi sentieri dove la libertà si smarrisce immaginando di trovarsi, Lanza sfiora gli abissi e, a volte, vi si tuffa come Dante visitando l’inferno. Eppure nella peggiore oscurità del peccato dell’uomo scorge una scintilla della misericordia divina e dell’umana santità. Così la vita di Gilles de Rais (Barbablù), così atroce dal punto di vista umano e morale, è rivisitata da Lanza con comprensione e pietà.
Lanza non ha pubblicato questo testo, forse perché temeva di essere andato troppo avanti. Il manoscritto incompiuto di Gilles de Rais è stato dunque pubblicato postumo, alla stregua di due romanzi brevi scritti in gioventù: Andrea del Castagno e Idylle (2001).
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